Il Museo egizio di Torino! Avevo sempre desiderato visitarlo, ma non c’ero mai riuscita prima d’ora. E a pensarci bene, anche adesso come ci arriviamo?
Isacco si allontana con aria misteriosa e ricompare dopo circa un’ora.
«Venite, ho trovato un mezzo, forse non troppo veloce, ma che ci porterà a destinazione» ci dice.
Lo seguiamo fino alla stazione.
«Il nostro treno arriverà tra pochi minuti su questo binario» ci spiega.
Chissà perché un treno non dovrebbe essere molto veloce?
Dopo pochi istanti sentiamo un fischio che si avvicina.
Non è proprio come ce lo immaginavamo, ma forse è ancora meglio! È una vecchia locomotiva a vapore, sembra un trenino giocattolo, saliamo ed è come viaggiare nel tempo.
Ci sistemiamo in una carrozza d’epoca con sedili in legno e cuscini di velluto rosso. I viaggi in treno mi piacciono moltissimo, perché posso guardare il paesaggio dal finestrino, mi posso alzare e sgranchire le gambe, e per una come me, che fa fatica a stare ferma, è molto bello!
Dopo un paio d’ore tra boschi e campagne, ecco in lontananza le sagome della città e in pochi minuti arriviamo alla Stazione Centrale di Milano; da lì prendiamo la coincidenza per Torino. Questa volta perdiamo un po’ di romanticismo, ma guadagniamo in velocità, con un treno rapidissimo che in un’ora esatta ci porta alla Stazione Porta Nuova di Torino.
Con la mappa della città ci orientiamo e in dieci minuti di cammino giungiamo al museo, anche se si è fatto tardi e ormai sta per chiudere. Entriamo comunque e Rosetta si dirige al punto informazioni. Passano pochi secondi e arriva un signore molto elegante a parlare con Rosetta e Ortensia. Sembra si conoscano.
«Il direttore del museo è un nostro vecchio amico, ci ha lasciato le chiavi in modo che possiamo rimanere anche dopo la chiusura al pubblico» ci spiega Rosetta.
Che privilegio!
Quello di Torino è il primo museo egizio del mondo, iniziato nel 1630 ed è tuttora uno dei più importanti dopo il museo del Cairo, in Egitto.
Sono emozionata e un po’ spaventata allo stesso tempo.
«Amici, ricordate i geroglifici? “Chi trasporta l’oro, rivela dove è seminato il tesoro”. L’oro e la semina sono due elementi molto importanti sia per l’Antico Egitto che per Pan-el-Gran, quindi l’indizio che cerchiamo potrebbe essere ovunque» ci dice Rosetta.
«Meglio dividerci in gruppi» propone Ortensia. «Io e Anna cerchiamo tra papiri e geroglifici, Isacco e Filippo tra tesori, statue, sfingi, Rosetta e Fiorella occupatevi di tombe, sarcofagi e mummie. Ognuno prenda una mappa del museo. Buona esplorazione!».
Ma perché proprio a noi dovevano toccare le mummie?
Per fortuna almeno non sono sola…
«Fiorella, inizia ad andare, io voglio mostrare al direttore la foto di Ginestra per sapere se ci sa dire qualcosa del misterioso cofanetto egizio».
Come non detto: sono sola. Prendo la mappa e inizio a girare tra le teche e le sale del museo. Mi incanto davanti ai papiri, alle statue, agli oggetti raffinati. Scopro cose eccezionali, trovo anche delle pagnotte ancora intatte, conservate dentro le tombe!
Scendo alla galleria dei re. L’ambiente è davvero suggestivo: entro in un viale di enigmatiche sfingi e accedo a sale ricche di monumentali statue di dei e faraoni: che maestosità!
Risalgo e trovo i sarcofagi dei faraoni e delle regine. Scopro che le persone più importanti non avevano solo un sarcofago, ma addirittura tre, tutti preziosamente decorati con lino, oro e lapislazzuli. Dentro veniva riposta la mummia imbalsamata. Eccola qui davanti a me, devo dire che mi fa venire i brividi…
Sono immersa a osservare, quando sento strillare: «La mummia! Si è mossa!». Mamma mia che spavento!
Sento dietro di me dei versi poco rassicuranti e qualcuno che mi sfiora una spalla… Tremo di paura, il cuore mi batte forte, ma trovo la forza per lanciare l’urlo più forte che abbia mai fatto e darmela a gambe levate. Corro a occhi chiusi tra sarcofagi, papiri, statue, monili. Sento di essere inseguita, svolto in un corridoio e cado a terra, dopo essermi scontrata con qualcuno. Che sia la mummia?
«Fiorella, che succede? Siamo qui!»
Per fortuna è Rosetta, accorsa insieme agli altri.
«Oh Rosetta, una mummia mi sta inseguendo!» spiego ancora scossa.
«Ma no, Fiorella, sarà stata una suggestione; dietro di te c’è solo Fil…».
Rosetta si interrompe e cambia tono: «Filippo, visto che sei proprio alle spalle di Fiorella, sai niente di questa storia?».
Filippo scoppia in una risata: «Dai Fiorella, era solo un piccolo scherzo!».
Scherzo o no, non riesco a smettere di tremare.
«Visto che siamo tutti insieme, vogliamo aggiornarci sull’esito delle ricerche di ogni gruppo?» chiede Ortensia, che inizia: «Nei papiri e nei geroglifici che abbiamo analizzato, ci sono numerosi riferimenti alla semina, mietitura e conservazione del grano».
«Pensiamo, però, che la soluzione possa essere nel papiro delle miniere, contenente una mappa della valle del Nilo e una lettera indirizzata al faraone in cui si parla del trasporto di un tesoro.» conclude Anna.
È la volta di Filippo e Isacco. «Nella nostra ricerca abbiamo annotato molte statue di legno e argilla con contadini che accatastano il grano» spiega l’astronomo. «Abbiamo anche trovato un anello d’oro, raffigurante una barca, che trasporta gioielli, e una mucca sotto un cielo stellato» aggiunge Filippo.
Nel frattempo ecco arrivare di corsa Rosetta:
«Amici, grandi notizie! Il direttore non solo mi ha spiegato che l’oggetto misterioso è un antico scrigno egizio, ma mi ha anche mostrato un documento conservato negli archivi del museo. Indovinate? Molti anni fa un cartografo era venuto qui con la figlia per farsi aiutare nella traduzione di geroglifici presenti su uno scrigno. Pare che all’interno fossero presenti delle coordinate».
«Potrebbero indicare il luogo in cui è nascosto il tesoro. Sono presenti nel documento?» chiede Isacco.
«Purtroppo no, ma abbiamo la certezza che Ginestra le abbia trovate» risponde Rosetta.
Che emozione, stiamo davvero ripercorrendo i passi dei miei antenati. Mi tornano in mente i tempi spensierati in cui giocavo da bambina nel campo di grano.
Mentre sono immersa in questi pensieri, lo sguardo mi cade su una teca alle spalle dei miei amici. E… un momento: «Quei tre granai sono identici a quelli del campo della pro-prozia Ginestra!» esclamo.
Tutti si voltano ad osservare l’antica pittura.
Un brivido mi corre lungo la schiena e la testa prende a girarmi; rivedo tutti gli indizi che abbiamo trovato fin qui, gli enigmi risolti, la strada percorsa, ci sono!
«È l’asinello che porta l’oro in quel sacco e ci conduce al tesoro» annuncio entusiasta. «Ecco perché il mio pro-prozio ha venduto tutto per comprare un campo di grano! C’era nascosto il tesoro!».
«Sarebbe bello, Fiorella, ma non è possibile che Pan-el-Gran abbia visto questa pittura, dal momento che è stata ritrovata solo a inizio Novecento» mi spiega dolcemente Ortensia.
«So di non sbagliarmi: questo indizio non l’ha lasciato Pan-el-Gran, ma i miei prozii. Chi fosse giunto fin qui, seguendo le tracce di Pan-el-Gran, avrebbe potuto riconoscere il campo dell’Asinello: questo è il nome del campo di Ginestra!»
Rosetta si illumina e proclama solenne: «Esploratori, è il momento di raggiungere la meta del nostro viaggio, che è anche il nostro punto di partenza. Si torna a casa!»